La Corona e il sangue.

Arianna è Regina.
Sulla sua testa è posata una Corona d’oro. Il suo portamento è regale. Dalla nascita si è dovuta abituare a portare questo peso sulla testa, ha imparato a modificare il suo modo di camminare, di parlare, di muoversi e di rivolgersi agli altri. Tutto per la Corona.
E’ sempre vissuta in un palazzo, le cui mura erano ricoperte d’oro, pietre preziose incastonate negli angoli e nelle colonne. La luce emanava da tutto e avvolgeva Arianna, sempre. Una luce dorata, abbagliante.
I suoi occhi erano ricolmi di quella luce, senza un attimo di tregua.
Lei cercava un angolo di buio, un attimo in cui riposarsi, nascondersi a quella luce, che scaldava, che illuminava, ma a volte bruciava. I suoi occhi cercavano sollievo nella notte, quando quella luce si quietava e le ombre si allungavano e il silenzio accarezzava.
Ecco come Arianna aveva trovato il Labirinto. Ecco perchè lo aveva desiderato e cercato.
Quel posto buio, freddo, con i muri che emanavano fetore anzichè luce, freddo e umido anzichè calore. Quel posto l’aveva attirata a sè, come una calamita, dove Arianna si sentiva diversa, sentiva delle nuove sensazioni, nuovi pensieri la occupavano, il corpo tremava come mai prima.
Inesorabilmente spinta a trovare una parte di sé sconosciuta, misteriosa, vergine.
Entrava nel labirinto e le sue dita accarezzavano quelle mura, ricoperte di muffa e vermi, terra e sangue. Si. Il sangue. Il sangue delle giovani vittime del Minotauro.
Mai Arianna aveva toccato muffa e sangue. Toccava tutto con le mani, annussava quelle sostanze così terrene, così carnali.
Le sue narici fremevano al contatto con quegli odori. Nel suo palazzo tutto emetteva un profumo inebriante, dolce, che sapeva di fiori e accordi di violino.
E così, Arianna, tutti i giorni, scappava di nascosto dal suo palazzo regale per scendere nel buio del Labirinto. La sua giornata procedeva tranquilla nel palazzo dorato, ma il suo pensiero, il suo corpo, agognavano quel momento, in cui avrebbe oltrepassato quella soglia.
Sentiva per la prima volta la paura che le attanagliava la pancia, come se qualcuno le avesse infilato un pugno nell’ombelico e avesse stretto, senza lasciare andare, stretto, stretto.
Mai aveva sentito così il suo corpo, mai aveva sentito quella stretta, violenta, amara.
E così scendeva, ogni giorno, tutti i giorni, sempre più profondamente, allontanandosi sempre di più dalla luce dorata che proveniva dal palazzo.
Sapeva cosa cercava, cosa desiderava, in fondo al suo cuore celava il desiderio segreto, indicibile, di incontrare lui. Sapeva dove si celava, sentiva il suo odore, man mano che scendeva, sentiva l’odore della sua carne, dei suoi peli, del suo sangue.
Quell’odore la tirava sempre più in basso, e nonostante la paura, nonostante il disgusto che a volte la assaliva, lei continuava a scendere. Sempre di più.
Adesso tutto era buio, tutto era freddo. Arianna si guarda indietro. Di strada ne ha fatta tanta. Il suo palazzo adesso è lontanissimo. Non si era mai spinta così lontano.
La luce dorata adesso è soltanto un vago ricordo, sa che esiste un posto chiamato casa, ma non è questo il momento per ritornare indietro. Il buio l’avvolge completamente. La paura la invade, tutta.
Arianna sa che questo è il suo destino, questa notte si sarebbe compiuto. Nel suo cuore sa con certezza che soltanto unendosi con quella creatura bestiale, si sentirà finalmente completa, piena.

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L’Addestramento

Arianna e il Minotauro si sono finalmente incontrati. Si sono guardati negli occhi. Il Riconoscimento è avvenuto. Una scintilla è passata tra i loro cuori. Il legame si è ricostruito.
E vissero felici e contenti.
Questo sarebbe il solito finale di tutte le grandi storie d’amore.
Ma i finali delle storie reali non sono mai scontati, mai soliti.
La relazione tra Arianna e il Minotauro non è tutta rose e fiori, come si suol dire.
Abbiamo già detto che Arianna è la summa di tutte le Virtù, è dolce, paziente, forte e decisa al tempo stesso. In un’unica parola: Divina.
D’altro canto il Minotauro.
Bestiale, goffo, impaziente, irascibile, insicuro, instabile, tutti gli aggettivi e il loro contrario. La summa di tutti i vizi. Ma potentissimo.
Il Minotauro lasciato solo fuori dal Labirinto è un pericolo, una mina vagante, pronta ad esplodere da un momento all’altro, incontrollabile.
L’unica che riesce ad avere un ascendente -si dice così?- su di lui è Arianna, appunto.
Lei comincia ad addestrarlo, lo guida, in un certo senso lo domina, ma non perchè vuole sottometterlo per svilirlo o ammansirlo, ma soltanto perchè lo ama.
Per Amore lei lo deve addestrare, deve insegnargli a dirigere la sua forza, la sua potenza.
Perchè Arianna sa, che senza la sua guida, il Minotauro morirebbe.
E lei non vuole questo. Lei vuole farlo vivere.
Ma vivere davvero, non la vita che aveva prima di incontrarla, quando ancora viveva nel Labirinto. Quella non era Vita. Quella era una copia pietosa e svilente di cosa è la Vita.
Quell’ammasso di pelo, carne, sangue, muco, farcito di paura, insicurezza, morte, quello non era il vero Minotauro.
Nessuno riusciva a vederlo. Nessuno era riuscito ad andare oltre quella mostruosa apparenza.
Tutti ne erano spaventati o disgustati. Tutti, eccetto Arianna.
Solo a lei, quindi, spettava il compito di addestrarlo, di trasformare quella potentissima belva in un Uomo.
Lei aveva dei progetti per lui. Insieme avrebbero fatto grandi cose. Cose che il Minotauro neanche immaginava, cose al di là della sua capacità di pensare, che tra l’altro non era molto estesa!

Arianna+Minotauro