Il Minotauro sente dentro di sé un impulso a creare.
Desidera creare una mappa, per uscire dal Labirinto e finalmente ricongiungersi con Arianna, per sempre.
Desidera abbandonare quel Labirinto fatto di spazio e tempo limitati, una gabbia, a tutti gli effetti.
Nella sua mente comincia timidamente ad immaginare come potrebbe essere il paesaggio fuori. Cosa può esserci oltre il Labirinto.
Timidamente. Il Minotauro si trova su un campo a lui sconosciuto, l’immaginazione, la creazione di nuovi paesaggi.
Non avrebbe mai pensato in passato di trovarsi in questa posizione. La posizione del creatore di paesaggi.
Di sé stesso aveva sempre pensato come ad un prigioniero, rinchiuso in questo Labirinto costruito da qualcun’altro, un’ autorità superiore a sé stesso, un potente, magari invidioso della sua forza, oppure impaurito, la cui volontà era tesa a tenere Minotauro nascosto il più a lungo possibile, prigioniero, in una prigione senza sbarre.
Minotauro comincia a sentire dentro di sé la presenza di Arianna, il suo ricordo, da vago e distante, diventa sempre più stabile.
Forse quel ricordo, quel senso di appartenenza ad Arianna, diventa l’impulso creativo che sente emergere.
Ma questo impulso creativo che si affaccia in superficie, deve farsi largo dentro a quell’ammasso di carne, sangue e peli che è il Minotauro. E la sua carne è coriacea, il suo sangue è denso, i suo peli sono come aculei.
Questo impulso così puro, così dolce, arriva quasi stremato alla superficie del Minotauro, perchè i suoi filtri sono ormai divenuti barriere quasi insormontabili.
Quasi.
Il Minotauro comincia a sentire dentro sé stesso un senso di potere, mai provato prima.
Questo senso di potere non gli deriva, come nel passato, dalla paura che incute sulle sue vittime.
Questo senso di potere nasce dalla certezza di essere stato lui stesso il creatore del Labirinto.
Questa certezza non proviene da una fonte esterna, questa certazza nasce dal suo interno. Nessuno gli ha mai detto la verità, anzi.
Minotauro ha covato dentro di sé tanto odio, tanto rancore, tanta rabbia, perchè qualcuno gli aveva raccontato che il Labirinto era stato costruito dal Re, e che egli lo aveva imprigionato lì dentro.
Da questo inganno erano venute tutte la disgrazie di Minotauro. La condizione di schiavo aveva perpetuato sé stessa per lunghissimi anni.
Ma adesso Minotauro intuiva che la verità era un’altra.
La verità è che lui stesso è artefice del suo Labirinto. Il Re potente e malvagio è esso stesso una sua creazione.
Questa certezza fa crescere in lui un senso di sicurezza mai provato prima, un senso di potenza.
Minotauro si ferma per alcuni attimi, assapora questa sensazione di sicurezza, di potenza, che gli derivava dalla sua capacità creativa.
Il suo bisogno di distruggere, il suo bisogno di consumare carne giovane e innocente, viene dolcemente equilibrato da questa nuova inebriante sensazione.
Il suo stato di consumatore, di divoratore di giovani vite, adesso si alterna al suo stato di creatore.
Adesso Minotauro riesce a scorgere davanti a sé un orizzonte che travalica i confini del suo Labirinto.
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.